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6 febbraio 2009 5 06 /02 /febbraio /2009 20:48



Premessa:
Di tutta la documentazione storica, archeologica, religiosa e naturalistica in mio possesso relativa alla città di Noto, l'opuscoletto a cura dell'Assessorato al Turismo cui sotto riporto, l'ho trovato molto interessante ed ho ritenuto di fare cosa utile e gradita ai miei amici lettori di pubblicarla nel mio Blog.
Considerato che il mio Blog è un "hobby" ove parlo di radio e di manifestazioni inerente la radio, intrattenendo i miei amici a curiosare su quel che si fà durante l'anno, penso che altresì la conoscenza dei luoghi ove si è nati e si vive, possa lo stesso essere di gradimento a tutti. In particolare la storia di Noto, e soprattutto le bellezze del Barocco e del territorio tutto, è motivo di cultura cui tanti sono interessati di conoscere.
L'articolo di cui sotto, pur non essendo creato da me, ma prelevato da fonti del Comune di Noto, è da me pubblicato per il solo fine di far conoscere a tutti la storia di Noto e ciò che adesso offre.

Ringrazio pertanto: il comune di Noto;  l'Assessorato al Turismo di Noto (coordinamento); Associazione Turistica Pro Noto (ideazione); Emanuele Umberto Muscova (testi); Studio Clik-Noto (progetto grafico e impaginazione); Michele Castobello (fotografia); Tipolitografia Geny s.n.c. (stampa) che hanno realizzato tale opuscolo.
1AT695 Paolo 


BREVE STORIA DI NOTO

Il monte Alveria ospitò il suo primo insediamento durante l'età del Bronzo Antico o Castellucciana (XVIII - XV sec. a,C,), come testimoniato dai reperti archeologici rinvenuti, ma la sua importanza è legata alla presenza dei Siculi nel III periodo (850 - 730 a.C.) ed in particolare nel IV periodo (730-650 a.C.), come è dimostrato dalla necropoli con tombe a cameretta sopra il ponte del Salitello. Ben presto Neas o Neve Eten, città nuova, divenne di co-stumi greci, ricadendo nella sfera di competenza siracusana.

Sappiamo che Neaiton, secondo Polibio e Tito Livio, fu una colonia siracusana durante il regno di Ierone II, riconosciuta nel 263 a.C. dai Romani con un trattato di pace. Il Ginnasio, le mura megalitiche e gli Heroa ellenistici convalidano le ipotesi degli storici.

Nel 214 o 213 a.C. Neaiton apre le sue porte al console romano Marco Claudio Marcello e alle sue milizie, venendo per questo riconosciuta città alleata di Roma, come Taormina e Messina. Subì, come le altre città isolane, secondo marco Tullio Cicerone le vessazioni di Verre con tassazioni forzate.

Durante il periodo tardo - romano nella sua zona fu costruita la Villa Romana del Tellaro (IV secolo).

Dopo l'occupazione della Sicilia (535-555 circa) da parte delle legioni bizantine dell'Imperatore Giustiniano I, il territorio di Noto fu arricchito di monumenti, come la basilica di Eloro e la Trigona di Cittadella dei Maccari, l'Oratorio della Falconara e la Cripta di S. Lorenzo Vecchio, il Cenobio di S. Marco, il Villaggio di contrada Arco, ecc.


Nell'864 Noto fu occupata dagli Arabi del ras Cafagh ben Sofian, che la fortificarono. Data l'importanza attribuita alla città dagli Arabi, Noto divenne, nel 903, capovalle e il suo territorio registrò la razionalizzazione dell'agricoltura e la promozione dei commerci. Fu insediata l'industria della seta, sfruttando la presenza di gelsi nel territorio.

Nel 1091 Noto fu occupata da Ruggero d'Altavilla, poi Conte di Sicilia, e affidata al governo del figlio Duca Giordano, che iniziò la costruzione del castello e delle chiese cristiane.

Durante il regno di Federico II, a Noto, governata dal conte Isibaldo Morengia, fu eretto il monastero benedettino di Santa Maria dell'Arco.

Durante il periodo angioino Noto il 2 aprile 1282 partecipò all'insurrezione dei Vespri Siciliani.
Sotto il dominio aragonese Noto fu governata da Guglielmo Calcerando.

Il re Ferdinando II nel 1335 e il re Ludovico nel 1353 visitarono la città, concedendole privilegi.

Nel 1351, dopo otto anni di vita eremitica nella Valle dei Miracoli, morì Corrado Confalonieri, francescano, di nobile famiglia.

Sotto il regno di Alfonso V il Magnanimo fu Viceré di Sicilia don Nicolò Speciale, netino, che diede un importante contributo allo sviluppo della città, governata dal Duca Pietro d'Aragona, fratello del re. Il Duca fece edificare nel 1431 la Torre Maestra del Castello di Noto Antica.

Nel 1503, per intervento del vescovo Rinaldo Montuoro Landolina, il re Ferdinando II il Cattolico conferì a Noto il titolo di "Città ingegnosa" per i tanti personaggi che nel quattrocento si distinsero nel campo dell'Arte, delle Lettere e della Scienza, come Giovanni Aurispa, Antonio Cassarino, Antonio Corsetto, Andrea Barbazio, Matteo Carnalivari, ecc.

Nel 1542 il Viceré Ferrante Gonzaga fortificò le mura della città conferendole valore strategico per il controllo delle coste da Avola a Capo Passero.

Nel Seicento vennero edificati, con il lascito del barone Carlo Giavanti, il Collegio dei Gesuiti per l'educazione dei giovani e la Casa del Refugio per le zitelle orfane o povere.

L'11 gennaio del 1693 la città, allora nel suo pieno splendore, fu distrutta da un terribile sisma, morirono circa 1000 persone. I cittadini non si persero d'animo ed iniziarono la ricostruzione, sempre in stile barocco, sul colle del Meti, molto più in basso rispetto alla posizione originaria.

La nuova Noto fu disegnata dall'ing. Formenti e da fra Angelo Italia con pianta ippodamea ad assi ortogonali, come gli impianti urbanistici delle città greche; S. Domenico, S. Carlo, la Cattedrale, la Basilica del SS. Salvatore, l'Immacolata, il SS. Crocifisso, i Monasteri di S. Chiara, SS. Salvatore, Montevergine, S. Agata, Badia Nuova, i conventi di S. Domenico, Carmine, S. Francesco d'Assisi, S. Antonio di Padova e i palazzi dei Giurati, Nicolaci, Landolina, Astuto, Trigona e Impellizzieri resero la città splendida sul piano urbanistico ed architettonico per merito dei committenti e degli architetti Gagliardi, Sinatra, Paolo e Bernardo Labisi, Antonio Mazza.

Alla fine del Settecento il barone Antonino Astuto creò un Museo privato, con le sezioni numismatica, archeologica, mineralogica, biblotecaria e con una Galleria di quadri degli Uomini Illustri Netini, uno dei tanti esempi del fervore culturale della città.

Nell'Ottocento, con la nuova riforma amministrativa, Noto non era più capovalle, il titolo fu concesso a Siracusa. 

Nel 1837, a causa di un'insurrezione antiborbonica divampata a Siracusa, Noto divenne capoluogo di Provincia, e nel 1844 anche Centro Diocesi. La città fu più volte visitata dal Re Ferdinando II di Borbone e dalla Regina Maria Teresa d'Austria.

Nel 1848 scoppiò la rivoluzione antiborbonica di Palermo e Noto vi aderì, l'anno dopo venne sedata ed il netino Matteo Raeli andò in esilio a Malta, poichè era stato Ministro del Governo rivoluzionario.

Nel 1860 Noto aderì alla guerra garibaldina contro i Barboni e mantenne il titolo di capoluogo, poi restituito a Siracusa nel 1865.

Nel 1870 fu inaugurato il Teatro Comunale; il giurista e patriotta Matteo Raeli fu nominato Ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti della nuova nazione.

Negli anni '80 a Noto fu edificata la stazione ferroviaria. Il fervore culturale di un tempo si risvegliava per impulso dell'archeologo Paolo Orsi, che alla fine dell'Ottocento esplorò il Castelluccio, il Finocchito, Noto Antica, Eloro e Cittadella. La fase della florida rinascita durò poco, all'inizio del Novecento era una città decadente. Solo con il sindaco, e poi podestà avv. Corrado Sallicano, tra gli anni '20 e '30, e con il Sottosegretario avv. Ruggero Romano la città ebbe una ripresa economica. Nello stesso periodo Noto fu visitata dai Principi di Savoia Umberto e Maria Josè. La seconda Guerra Mondiale mise in ginocchio l'agricoltura e il commercio.

Negli anni '50 iniziò il processo migratorio verso il Nord d'Italia, la Germania, la Francia, il Belgio, l'Argentina, gli USA e il Canada.

Negli ultimi anni si è registrata una ripresa economica, dovuta alla programmazione turistica, che rappresenta la risorsa della città barocca assieme all'agricoltura. Noto oggi punta sul turismo per rivivere lo splendore dei tempi passati.


IL TERRITORIO DI NOTO


 

  

 


 

ITINERARIO STORICO ARCHEOLOGICO


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


ITINERARIO RELIGIOSO 

 







 

ITINERARIO NATURALISTICO










 


 alcune FOTO DI NOTO
 



 













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11 novembre 2008 2 11 /11 /novembre /2008 09:47

                                                             

                                                 L' INFIORATA: NOTO, una città in fiore

Ogni anno, dal 1980, la terza settimana di maggio, Noto, "Giardino di Pietra", secondo la memorabile definizione di Cesare Brandi, ormai adottata nel mondo intero per indicare la capitale del barocco, accoglie, nel cuore del centro storico, precisamente nella suggestiva via Nicolaci, un giardino di fiori. Lo sposalizio è effimero nella durata, da tre a quattro giorni, ma l'effetto scenografico è intenso, accattivante.
Il giovedi, nel pomeriggio, quando i dardi del sole calante cominciano a perdere aggressività e la luce dell'incipiente tramonto potenzia le tonalità ocra della pietra dei monumenti barocchi, ciascuno degli artisti vincitori del concorso per l'ideazione dei bozzetti ispirati a temi che variano, di anno in anno, dalla mitologia all'arte sacra, al folklore locale, ecc., prende possesso del riquadro assegnatogli, tra i sedici a disposizione, sui lastroni di lava che pavimentano il declivio della via Nicolaci.
Inizia allora la prima fase della tessitura artistica con gli autori e gli infioratori intenti a tracciare con appositi gessetti le sagome dei disegni, primo abbozzo dell'equilibrio armonico di forme e colori che si prefiggono di realizzare.
Ma la traslazione esecutiva, dal bozzetto su cartoncino di dimensioni minime (cm 50 per cm 70) all'opera floreale, sul riquadro assegnato per uno spazio interno utile di circa m. 6,00 per m. 4,00, inizia a partire dal primo pomeriggio del venerdi e si sviluppa fino al completamento, il più delle volte fino al primo mattino del sabato.
Il fervore esecutivo si avvale dello stupore di una folla di curiosi che segue con trepidazione il lavoro compositivo degli artisti che, a conclusione della fatica, disfatti e solitamente sempre insoddisfatti, si allontanano barcollanti, sorretti da amici e collaboratori.
All'alba del sabato, quando il sole si leva ad oriente con misurata maestosità, l'opera meticolosa e competente di fotografi, cineoperatori e videoamatori, inizia la procedura per consegnare ai posteri il ricordo del fuggevole respiro dell'Infiorata. Contemporaneamente, i volti dei primi mattinieri visitatori si aprono alla meraviglia dinanzi al tripudio floreale, mentre le chimere e i mostri che sostengono i "più bei balconi del mondo", quelli del palazzo Nicolaci di Villadorata, abbozzano un misterioso sorriso simpaticamente estorto dalla luminosità solare.
Comincia allora il concorso popolare che andrà intensificandosi oltre ogni immaginazione fino a tarda sera: una interminabile processione che mai mette a dura prova, tuttavia, la pazienza dei partecipanti.
E' talmente bello sostare ai piedi dell'Infiorata in attesa del proprio turno nell'ascesa del pendio, indugiare in ripetuti sguardi d'insieme dal basso, dal corso Vittorio Emanuele, per soffermarsi sugli effetti cromatici delle composizioni floreali e gioire del felice pur se fugace connubbio tra gli elementi floreali e la sontuosa architettura barocca, che la facciata di Montevergini avvolge e solennemente chiude! Nel cuore della notte, poi, impenitenti innamorati della bellezza risalgono in silenziosa contemplazione dei riquadri infiorati.
Continua quindi in via Cavour, lungo il corso Vittorio Emanuele, dinnanzi al bel S. Domenico, a S. Chiara, a S. Francesco all'Immacolata ed oltre, il loro muto, fervoroso dialogo con gli elementi architettonici degli edifici barocchi, lieti di narrare la mirabile storia del loro sorgere, dopo il terribile terremoto del 9-11 gennaio 1693 che indusse i netini ad abbandonare il monte Alveria per scrivere una nuova splendida pagina della storia dell'arte e della civiltà.
Continua, quindi, l'affluenza di visitatori, in particolare studenti in vista di studio con i loro docenti, per tutta la giornata di lunedi, finchè, a sera, non si procede all'asportazione dei fiori ormai prossimi all'appassimento.
Resteranno, per molto tempo ancora, i disegni dei bozzetti, silenziosi testimoni di un'avventura di breve durata che, però, conoscerà una rinnovata riedizione l'anno successivo.
(testo tratto da pubblicazioni a cura del Comune di Noto)
(Foto a cura di 1AT695 Paolo)


                                                      INFIORATA di Via Nicolaci

  
 















L'Infiorata di Noto, deve il suo ininterrotto successo anzitutto alla scenografica Via Nicolaci in cui viene realizzata.
Il pendio regolare dell'arteria, lunga mt 122 e larga mt 7, le conferisce risalto e spettacolarità, atti a valorizzare al massimo grado il lavoro degli artisti.



Gli artisti partecipanti, dispiegano la loro competenza tecnica e creatività ricoprendo con petali di fiori e materiale vegetale il riquadro assegnato di m. 6 per 4. Il tappeto floreale ricopre dunque un'area complessiva di mq. 700, in cui sono distribuiti sedici bozzetti, la cui visione complessiva, guradando dal corso Vittorio Emanuele, è assicurata dal pronunciato ma perfettamente regolare pendio della via Nicolaci: un colpo d'occhio di impareggiabile bellezza.

















E' consolidata tradizione che l'esecuzione del bozzetto raffigurante lo stemma della città che apre l'Infiorata e del primo riquadro venga affidata, fuori concorso, all'Istituto d'arte di Noto. Si è calcolato che, per infiorare il tappeto di mq 700, occorrono 400.000 fiori, in prevalenza margherite, garofani, gerbere, rose, ma anche fiori di campo delle varie dimensioni e colori, ampiamente disponibili, nel mese di maggio, in tutto il territorio collinare di Noto.




                                                                                IL CORTEO BAROCCO

Tra le manifestazioni collaterali di sicuro richiamo turistico, che arricchiscono la Primavera Barocca, un posto di rilievo occupa per le suggestioni che suscita il Corteo Barocco, rappresentazione della società netina del Settecento con le sue atmosfere, le convinzioni, la magnificienza, gli eccessi, le contraddizioni e le speranze. In una parola, con l'insieme dei suoi modi di essere.
La rievocazione non è dettata da una visione nostalgica ed edulcorata del tempo perduto, ma si configura piuttosto come un'operazione culturale che mira a risuscitare lo spirito di un'epoca radicalmente differente dalla nostra, offrendo anche, al di là dell'indubbia spettacolarità, spunti di riflessione per interpretare i mutamenti storici e progettare l'avvenire.
Il Corteo Barocco, che inizia la sua sfilata partendo da piazza Martini, meglio nota come piazza SS. Crocifisso, al Piano Alto, fulcro dei primi insediamenti successivi all'abbandono del monte Alveria, in seguito al terramoto del 1693, si snoda con calcolata lentezza lungo le vie del centro storico.
Gli effetti spettacolari delle varie scene rappresentate vengono raggiunte sulla scalinata della Cattedrale di fronte a Palazzo Ducezio e poi in piazza XVI Maggio dinanzi alle sinuose sporgenze e rientranze del bel S. Domenico, capolavoro del Gagliardi.
Circa duecento figuranti che indossano rigorosamente abiti d'epoca, di nobili, dame, cavalieri, armigieri, monsignori, mazzieri, valletti e semplici popolani, sfilano, inalberando stemmi e colori araldici delle grandi famiglie del tempo, con signorile dignità o variopintoe, a volte, vociante trambusto, secondo il rango ed il ruolo sociale, tra due ali di folla.
I Landolina, i Nicolaci, gli Impellizzeri, i di Lorenzo, i Trigona, i Rau, gli Astuto ed altri aristocratici rivivono una vita effimera ma di forte impatto emotivo, ai fini della resurrezione della temperie storico-umana del Settecento, assieme al Clero, alle Dame, ai Rampolli delle famiglie storiche, agli Architetti che realizzarono la Rosa Barocca, ai popolani, insomma, all'universo umano del tempo.
Lungo il percorso, scene suggestive, di anno in anno sempre più coinvolgenti, rievocano episodi storici accertati o desumibili dalle fonti documentarie o, più semplicemente, frutto di capacità immaginativa. Il clima settecentesco è stato ricostruito grazie alle coreografie degli sbandieratori, ai rulli dei tamburi, agli stendardi nobiliari, all'Araldo delle Grida, al gonfalone raffigurante i colori araldici dello Stemma di Noto, ai gesti del Gran Cerimoniere, agli Ufficiali di Corte, ai personaggi di spicco del tempo, come il barone Giacomo Nicolaci, alle donzelle che procedono a passo di danza, ecc. ecc.
Le possibilità di variazioni sul tema sono vastissime. Unico è però il richiamo fascinoso del Corteo, il cui futuro è assicurato da un'apposita Associazione Corteo Barocco che vede impegnato un nutrito gruppo di cittadini in spirito di volontariato.
(testo tratto da pubblicazioni a cura del Comune di Noto)
(foto a cura di 1AT695 Paolo)













































 

 




  

 

 

 

 











Aggiungo solo adesso 03.01.2009 il filmato con tutte le foto dell'Infiorata e del Corteo Barocco fatte da me e che ritengo interessanti da vedere.
Vi ricordo che ogni anno la terza domenica di Maggio, tale evento viene ripresentato agli innumerevoli ed entusiasti visitatori di tutto il mondo.





Noto Marina


Panoramica del Lido di Noto con
le sue spiagge dalla sabbia dorata,
il suo mare trasparente.

 

    LIDO DI NOTO
   
    Particolare del lungo mare con attrezzatura
    per un perfetto relax 
    

 

 

 

 







 

 

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3 novembre 2008 1 03 /11 /novembre /2008 09:58

                                                               Noto, " Giardino di pietra"

Città conosciuta come testimonianza di storia, di arte, di cultura, Noto ha origini molto antiche che risalgono alla preistoria. Prima dell'evento sismico del 11 gennaio 1693, la città sorgeva sull'Altopiano dell'Alveria, dove, nel corso dei secoli, si sono susseguite diverse civiltà: sicula, greca, romana, bizantina, araba, normanna, sveva, aragonese, spagnola.
La nuova Noto, edificata in una zona più a sud, sul colle delle Meti, è il risultato di una sapiente ricostruzione ispirata agli ideali barocchi di città aperta, dall'assetto urbanistico regolare formato da scenografiche piazze: essa costituisce un raro capolavoro e l'esempio più chiaro dei gusti teatrali dell'architettura settecentesca.
La pietra tenera, che ne costituisce il tessuto, col tempo ha assunto un mirabile color miele, esaltato dai raggi solari del tramonto. I suoi monumenti religiosi e civili costituiscono l'esempio più alto del geniale estro degli architetti dell'epoca: Gagliardi, Sinatra, Labisi, insieme alle maestranze locali.
Il Barocco di Noto: un gioco di eleganti curve, intrecci floreali, scorci prospettici, palazzi e giardini, capitelli e putti che ornano le facciate delle chiese e dei monasteri, portati al culmine dalla stupefacente maestosità della Cattedrale di San Nicolò, dal Palazzo Ducezio, dal coreografico Monastero del SS. Salvatore e della Chiesa di S. Francesco all'Immacolata, dalla mistica S. Chiara, da S. Domenico, dalla Loggia del Mercato e da Via Nicolaci, lungo la quale sorge l'omonimo palazzo con i suoi famosi balconi sorretti da mensoloni a forma di superbe ed artistiche figure grottesche.
Ma Noto non è solo Barocco; il suo territorio (554 Kmq) offre moltissime testimonianze storiche ed archeologiche, legate al suo celebre passato: le necropoli sicule della civiltà del Castelluccio, le imponenti mura della antica Noto, le testimonianze della greca Eloro, i Santuari di S. Corrado di Fuori e Madonna Scala del Paradiso, gli oratori rupestri e bizantini, le ville della nobiltà, gli artistici Mosaici del Tellaro. La natura di Sicilia ci appare in tutta la sua bellezza nella Riserva naturalistica di Vendicari (area umida costiera, già definita "albergo degli uccelli"), a Cava Grande del Cassibile (il Canyon più profondo d'Europa), nel mare e nelle coste incantevoli.
Di grande richiamo turistico e di notevole spessore e varietà le manifestazioni che si svolgono nel corso dell'anno: la Primavera Barocca, l'Infiorata con la suggestiva Via Nicolaci ricoperta da disegni composti da petali di fiori, il Corteo Barocco, rievocazione del Settecento netino in costume d'epoca, la Notte di Giufà che riunisce dal tramonto all'alba gli artisti della world-music, la rassegna cinematografica "Cinema sotto le Stelle", la stagione culturale dell'ottocentesco Teatro Comunale, il Festival Barocco, le sacre e mistiche processioni del Santo Patrono, Corrado Confalonieri, della Santa Spina col seguito delle antiche confraternite cittadine, gli artistici presepi. Ed ancora jazz, musica classica, danza, cabaret e i caffè-concerto che animano le serate estive e primaverili.
(testo tratto da pubblicazioni a cura Assessorato Turismo e Spettacolo di Noto)
(Foto realizzate da 1AT695 Paolo)


                                                             LE "SACRE PIETRE"

Noto, nobile Noto, città splendida ed eccelsa per le sue magnificienze architettoniche, affascinante per il richiamo delle sue imponenti chiese e palazzi che si susseguono, si fondono nello spazio urbano con omogeneità ed armonia e sembrano aver fermato il tempo, superba per la cornice stupenda del cielo vicino alle sue cupole, campanili, torri in dolce dialogo con le rondini.





 











Chiesa di S. Francesco all'Immacolata  (1704-1745)                Porta Reale (1838)

Gioiello di pietra, tesoro inestimabile di arte, di cultura, di storia, esempio del più bel barocco settecentesco siciliano. L'uomo non si lasciò vincere dalla catastrofe del 1693 che rase al suolo la grande signora di Monte Alveria, Noto Antica, città eccezionale, circondata da dirupi, protetta da muri e castelli dove dalla lontana preistoria gli abitanti vi avevano svolto una vita di conquiste, di guerre, di studi, di scienze.

 

 

 










Chiesa di S. Nicolò (Cattedrale)(1693-1770)                  Chiesa di S. Domenico (1703-1727)                      

Sul dolce pendio del colle Meti, raccordando dislivelli e sviluppando scalinate, terrazzamenti, giardini, pendìi, gli architetti della ricostruzione - Gagliardi, Sinatra, Labisi - in virtù delle nuove concezioni spaziali del barocco diedero vita ad una città con particolare struttura urbanistica, che assunse aspetto scenografico di prim'ordine e versioni spettacolari di un barocco non comune.

















Teatro Comunale Vittorio Emanuele (1870)                   Palazzo Ducezio con sede Municipio (1746-1830)

          
Il barocco di Noto: un gioco di curve, intrecci floreali, scorci di palazzi e giardini, capitelli e putti che ornano le facciate delle chiese, angoli suggestivi e memorie gattopardesche mirabili, per rimanere stupefatti davanti alla maestosità e l'imponenza della Cattedrale, di Palazzo Ducezio, del S.S. Crocifisso, del coreografico angolo Monastero SS. Salvatore e chiesa S. Francesco, della sontuosa chiesa S. Domenico, della mistica S. Chiara, della via Nicolaci, o per essere coinvolti dal grande effetto teatrale di via di Montevergini, la via dei Balconi definiti "i più belli del mondo".












 




Targa  riconoscimento UNESCO                             Chiesa del Collegio : S. Carlo Borromeo (1736-1746)
 

Le " sacre pietre" intagliate, scolpite, maturate, esposte al sole, hanno rivelato tutta la loro recondita bellezza, assumendo una policronia che va dal miele al giallo rosato.


                                               

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